Kenny Wellington – Free Spirit


 Kenny Wellington – Free Spirit

Personaggio attivo sulla scena acid jazz britannica fin dall’inizio, il trombettista Kenny Wellington è stato  uno dei fondatori del leggendario gruppo funk Light Of The World ma è anche attualmente un membro della band Beggar & Co. che di fatto ne è la continuazione ideale. Wellington, che è un artista a tutto tondo, ha collaborato con Tom Browne, Tina Turner, gli Incognito, gli Spandau Ballet, Boy George e molti altri. Free Spirit è un suo progetto da solista datato 2016 ed è un album che si ispira direttamente ai grandi maestri del passato come Donald Byrd, Jimmy Owens, Chuck Mangione, Eddie Henderson, Freddie Hubbard e Miles Davis e si ripromette di portare avanti la tradizione del funk jazz britannico ma anche del genere acid jazz. Kenny non si risparmia in questo disco, suonando la tromba, il flicorno, le tastiere, le percussioni e curando inoltre i cori, tutta la programmazione ed esibendosi perfino al basso. Gli altri musicisti coinvolti sono David Baptiste (sax, flauto, cori), Jerome Harper (trombone), Clifford Rees (archi, violino, violoncello), Camelle Hinds (basso, percussioni), Breeze McKrieth (chitarra), Toby Baker (sintetizzatori), Steve Salvari (tastiere), Billy Osborne (batteria), Ian da Prada (vibrafono) e Augie Johnson, Bobbie Lee Anderson, Gee Morris Osborne, David Lee Andrews (voce). Free Spirit è un album molto godibile e diretto ma al contempo interessante e non privo di una sua originalità. L’idioma preferito è quello dell’acid jazz strumentale dove la voce calda e pastosa della tromba e del flicorno del leader la fanno da padrone. Le ritmiche sono inesorabilmente funky e gli arrangiamenti danno una connotazione ben precisa a tutto il progetto che, come detto, strizza l’occhio alle sonorità degli  anni ’70. Ovviamente non sarà difficile per l’ascoltatore percepire chiaramente i richiami al Donald Byrd elettrico o al Freddie Hubbard del periodo con la CTI. Alcuni fraseggi di tromba non possono poi non rimandare al maestro Miles Davis. Il piano elettrico ed il vibrafono a far da base per l’architettura dei brani, il basso pulsante e la batteria potente, seppure controllata, sono in ultima analisi le colonne portanti sulle quali la voce di Kenny Wellington può dare libero sfogo alla sua creatività. L’album inizia con Heading Home: il flauto sbarazzino fa da contrappunto alla tromba di Wellington, mentre in sottofondo troviamo il vibrafono ed i cori in puro stile anni ‘70, un esercizio di stile acid jazz che abbraccia gioiosamente gli ascoltatori. Free Spirit punta le luci sulla performance di tromba di Kenny, qui tesa ad evocare le sonorità di Chuck Mangione e sottolineata da un basso ritmicamente vibrante. Dreaming of Futures Bright miscela sapientemente un collage di strumenti vintage con un basso perentorio che fa da piattaforma per il suono della tromba del leader. La jazzistica Kings for a Day, Masters of the Night è un viatico eccellente per l’esibizione di Kenny con la sua sordina. Importante l’apporto di Ian da Prada al vibrafono che rende il brano qualcosa di straordinario. Fat Cherry suona come una colonna sonora alternativa a quella celeberrima di Shaft. Manic Monday, Magic Sunday presenta di nuovo il suono cristallino della tromba in contrapposizione alle parti vocali melodiose ed all'arrangiamento dei fiati che richiamano gli anni '80. Wellington dà poi alla successiva The Cat in the Hat una nuova veste, restituendo a questo tema una sua contemporaneità. La ripetizione ipnotica del motivo penetra profondamente nell’inconscio dell’ascoltatore. E3 Symphony propone un approccio classico dove l’accattivante arrangiamento di fiati, permette a Wellington di improvvisare quasi fosse una poesia sinfonica. Le voci verso la fine ribadiscono "È una sinfonia!": il messaggio è chiaro. Il campione di box Joe Louis una volta ha dichiarato: "You Can Run (But You Shure Can’t Hide )". Kenny si è ispirato alla frase ed ha composto il brano con quello stesso titolo: il funk è il leit motive dove l’elemento ritmico è al centro di tutto. Rebop è di certo un omaggio al jazz degli  anni '70 e il trombettista celebra quella stagione memorabile con la sua maestria nel groove. Heading Home, infine, non è altro che la rispresa del tema dell'intro con il vibrafono di Ian da Prada che questa volta diventa il protagonista. Miles 2 Go è l’immancabile tributo a Miles Davis confezionato con il tipico fascino del funk jazz britannico, ma va sottolineata la bravura di Wellington nel “suonare” la sua tromba con la cadenza, le pause e la tecnica del divino. Free Spirit è davvero pregno del sound del passato, con il funk jazz britannico degli anni d’oro come punto di riferimento costante. E’ un album molto bello ed interessante, gradevole sia per gli appassionati che per i neofiti.  Un esercizio di virtuosismo musicale non fine a se stesso ma perfettamente godibile ed equilibrato, in grado di regalare come prevedibile molto groove, ma anche emozioni e divertimento.