Jerry Van Rooyen - At 250 Miles Per Hour


Jerry Van Rooyen - At 250 Miles Per Hour

Come già è capitato in passato, ogni tanto mi succede di imbattermi in musicisti per i quali l’aggettivo “sconosciuto” è quasi riduttivo. Tuttavia tra queste carneadi musicali spesso e volentieri si nascondono dei grandi talenti. Jerry Van Rooyen è una di queste recenti scoperte, un musicista del quale ammetto di non aver mai sentito nemmeno parlare in precedenza. Questo trombettista e arrangiatore il cui vero nome è Gerard van Rooijen, nacque il 31 dicembre 1928 a L'Aia nei Paesi Bassi. Prese le sue prime lezioni di musica e di tromba all'età di otto anni e dopo pochissimo tempo entrò a far parte di una banda di ottoni. Successivamente studiò musica al conservatorio della sua città per diplomarsi in seguito come insegnante. La sua vera carriera professionale iniziò nel 1944, come primo trombettista in uno gruppo jazz olandese. Dal 1955 proseguì il suo percorso artistico e professionale con la famosa orchestra radiofonica olandese “The Ramblers” dove svolgeva anche il ruolo di arrangiatore.  Nel frattempo continuò a suonare con un proprio gruppo jazz nei nightclub in giro per la nazione. Ad un certo punto Van Rooyen si trasferì a Parigi, dove conobbe e collaborò Michel Legrand, Claude Bolling e Gilbert Bécaud e trovò anche un ingaggio come direttore d’orchestra e arrangiatore per la Fontana Records. Una vera e propria svolta nella sua carriera arrivò però nel 1965 quando a Berlino incontrò il produttore cinematografico Pier A. Caminneci, per il quale realizzò almeno sette colonne sonore. I film di Caminneci  erano probabilmente tra le più stravaganti e bizzarre pellicole del loro tempo, ma diedero a Jerry Van Rooyen una buona opportunità per esplorare nuovi territori musicali. Tra le cose più significative realtive alla carriera di questo artista olandese, bisogna ricordare che Van Rooyen ha scritto la colonna sonora delle Olimpiadi del 1972 a Monaco e ha lavorato inoltre con Quincy Jones, Benny Bailey, Stan Getz, WDR Bigband e Metropole Orkest. Sono 18 i brani dell'album di cui ho scelto di parlare, intitolato “At 250 Miles Per Hour”:  sono stati originariamente scritti e registrati da Van Rooyen proprio per quei film horror un po’ kitsch di Pier A. Caminneci, Necronomicon/Succubus o per il lungometraggio sul mondo delle corse How Short Is the Time for Love. Ci sono poi le composizioni che Van Rooyen ha registrato per il sexy thriller del regista Ramon Comas, Death on a Rainy Day, e la commedia del regista Freddie Francis The Vampire Happening. E’ un album strumentale anche se alcune linee melodiche sono vocalizzate, come voleva la tendenza di quegli anni. La musica di Van Rooyen ha un forte accento jazz orchestrale che spesso lascia il posto al funk e ai sapori pop degli anni '60. Il secondo brano del CD, "The Great Bank Robbery", tratto da How Short Is the Time for Love, è una vivace melodia con un filo di suspense, un assolo di organo, bassi pulsanti e un bel lavoro di batteria. Inizia con una sentore di funk e poi si conclude con un pò di swing. "Death Walks in Heels", era parte della colonna sonora del film Succubus (1968): si tratta di un brano di bebop molto interessante, mentre "Lullaby in Bed", è una lussureggiante bossa nova piena di archi dalle molte suggestioni. L’ascolto rivela come Van Rooyen prestasse una particolare attenzione nell’arrangiamento dei suoi temi, usando molti timbri, arricchendo il suono di svariati colori e inserendo spunti percussivi e ritmici molto originali. Jerry Van Rooyen, come abbiamo visto, prima di specializzarsi nel campo della composizione di musica per film d'azione, ha lavorato come trombettista jazz e ha avuto esperienze anche come strumentista classico suonanado con la Netherlands Symphonic Orchestra. Questa sua doppia sensibilità, quella di compositore e quella di musicista, si estrinseca senza dubbio nella sua musica. Per questa ragione i suoi brani sono meravigliosamente stratificati e molto ben congeniati, sebbene i musicisti da lui utilizzati abbiano spesso lo spazio per improvvisare e divertirsi in libertà, come impone la scuola jazzistica. In At 250 Miles Per Hour di fatto c’è molto jazz, si respira a tratti un’atmosfera lounge, si trovano echi della blaxploitation e del funk ma soprattutto si percepisce un’affinità con la musica nostrana di Riz Ortolani, Piero Umiliani, Ennio Morricone, Stefano Torossi.  In ultima analisi è un ottimo album, cinematico e pieno di energia: a tratti un po’ kitsch, ma pieno di spunti musicali di grande interesse. Un tuffo nelle atmosfere della fine degli anni ’60 e dei primi anni ’70 dove i rare grooves e i suoni vintage la fanno da padroni sottolineati da una grande maestria negli arrangiamenti ed un’indubbia creatività.